Crisi degli affitti in Australia, tutta colpa degli immigrati...o no?

House containing some Australian bank notes and coins.

Che relazione c'è tra la crisi degli affitti in Australia e l'immigrazione? Source: Moment RF / Traceydee Photography/Getty Images

Il picco nel numero di ingressi sarebbe, secondo alcuni, l'unico fattore responsabile della crisi abitativa nel Paese, ma le ragioni, secondo gli esperti, sono più profonde.


La percentuale delle case disponibili in Australia è ai minimi storici, sia nei grandi centri che nelle zone regionali: a Sydney, le case disponibili al momento sono il 60% in meno rispetto al 2020 e a Melbourne la metà.

L'ultimo report di PropTrack, che monitora il mercato immobiliare, sottolinea che, per un terzo degli affittuari, acquistare la casa dove abitano sarebbe economicamente più vantaggioso che continuare a pagare l’affitto.

Questo non perché le case costino di meno, ma per l'aumento esponenziale degli affitti negli ultimi 12 mesi.

Ilaria Tavilla vive a Sydney dal 2017 e ci ha raccontato le vicissitudini che ha affrontato negli anni per trovare una sistemazione per la sua giovane famiglia.

“Appena arrivati è stato facilissimo [trovare una casa in affitto]... Durante il COVID, l’appartmento ci stava stretto e abbiamo deciso di spostarci. Non è stato facile ma dopo due mesi abbiamo trovato una casa col giardino”, racconta Ilaria.

Passata la pandemia, il padrone di casa ha aumentato l’affitto del 60%, quindi sono iniziate le difficoltà: meno case disponibili, condizioni non ottimali.

“Dopo sei mesi abbiamo trovato, ma un appartamento allo stesso costo della casa - circa la metà dello spazio”.

I giornali continuano a pubblicare articoli con titoli come: "Record immigration, nowhere to live. Welcome to Australia’s rent crisis"; "Rental crisis turns diabolical as immigration ratchets higher"; "Record immigration breaks housing market".

Questi titoli vanno tutti nella stessa direzione, suggerendo una relazione causa/effetto tra crisi degli affitti e immigrazione. Ma è davvero così?

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In effetti il numero degli ingressi nel Paese è a livelli record: si prevede che il flusso migratorio annuale raggiungerà un picco di 450mila persone nel biennio 2022-23, prima di tornare a circa 260mila nel 2024-25 e quindi riavvicinarsi ai livelli pre-pandemia.

Ed è proprio il Covid-19 ad aver rappresentato, specialmente a Melbourne, un importante spartiacque per gli affitti per Sara Galet che lavora come agente immobiliare a Southbank.

Sara ha descritto la ricerca di affitto in città come una vera e propria corsa ad ostacoli, data la domanda molto alta.

Una richiesta quindi crescente, unita ad una disponibilità nazionale di immobili all'1,1% - il livello più basso nella storia del Paese - ha così generato l'impennata dei canoni di affitto dei mesi scorsi, a Melbourne come nel resto del Paese.
Woman looking for property to rent via real estate online platform on smartphone
Rear view of woman looking using smartphone while looking at real estate sign, planning to rent a house. Buying a new home. Property investment. Mortgage loans. Source: Moment RF / Oscar Wong/Getty Images
Secondo un sondaggio di The Guardian Australia, il 60% degli australiani intervistati sarebbe favorevole ad imporre un tetto al flusso di immigrati per combattere la crisi abitativa nel Paese finché non ci saranno abbastanza alloggi a prezzi accessibili.

Ad opporsi al coro c'è però l'ultimo rapporto sugli affitti di Corelogic, l'agenzia specializzata in analisi dei dati, secondo il quale l'aumento degli immigrati negli ultimi anni è solo parte del problema.
La maggior parte degli immigrati è in affitto, ma si tratta di un fenomeno piuttosto recente; ricordiamoci che durante la pandemia a confini chiusi gli affitti sono comunque aumentati del 16%.
Eliza Owen, Head of Research, Corelogic
Larissa Grava lavora come Sales Associate per l'agenzia immobiliare Hockingstuart presso la filiale di Yarraville, un quartiere residenziale molto popolare a Melbourne.

“Si tratta di un circolo vizioso, c’è tanta immigrazione ma è come se Melbourne non sia pronta a livello di case a ospitare così tante persone, e intanto non vengono costruite nuove case", ha affermato Larissa.

"Abbiamo notato che le case che vengono messe in vendita sono i piccoli investimenti, perché magari i mutui sono aumentati e i proprietari non riescono più a pagare”, ha aggiunto.

"Questo si traduce in vendita di immobili che una volta erano affittati, vendite che nel 50% dei casi rappresentano acquisti da parte di first home buyers”, chiarisce Larissa.

Secondo Farah Farouque, Director of Community Engagement di Tenants Victoria - l'agenzia pubblica che lavora per migliorare le condizioni degli affittuari nello Stato - l'afflusso di immigrati ha certamente messo ulteriore pressione sul mercato degli affitti in Australia, ma non è l'unico fattore responsabile.
In molti puntano il dito contro le politiche di pianificazione demografica, la scarsità di case a prezzi accessibili, ma anche un regime fiscale che andrebbe rivisto, inclusi "negative gearing", esenzioni fiscali sulle plusvalenze e deducibilità degli interessi.

Il governo Albanese ha presentato l'Housing Australia Future Fund Bill 2023. Il piano prevede investimenti fino a 10 miliardi di dollari da destinare all'edilizia popolare per costruire 30mila nuove abitazioni.

Il Parlamento lo ha approvato a Settembre, ma la data di inizio effettivo dei lavori non è ancora nota.

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Affitti in crescita, "è un problema di poca offerta"

SBS Italian

01/11/202308:42

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