Gli anni Settanta videro la creazione di numerose megadiscoteche sulla riviera adriatica, tra cui la mitica Baia degli angeli diventata poi Baia Imperiale.
L'Italo Disco nasce "anche e soprattutto" per riempire quelle discoteche. "Serviva musica, musica che facesse ballare e ne veniva prodotta in grandissima quantità", spiega Alessandro Melazzini, regista e produttore del documentario Italo Disco: The sparkling sound of the 80s.
"L'Italia non è famosa per valorizzare quello che ha fatto, spesso se lo dimentica", riflette il regista.
La definizione stessa di "Italo Disco" è nata all'estero, in Germania, per descrivere quella musica in inglese spesso maccheronico, con melodie e un uso inedito dei sintetizzatori, che conquistò le classifiche internazionali e che è ancora oggi di culto in moltissimi Paesi.
Johnson Righeira in un'immagine tratta dal documentario "Italo Disco: The Sparkling Sound Of The 80s". © Alpenway Media GmbH
"L'anima ruspante ma anche geniale forse così si è un po' persa", racconta Melazzini, che in questo documentario dice di voler riconoscere la dignità di questo genere, partito dall'Italia e che poi ha brillato in tutto il mondo, "sottolineando gli aspetti più profondi di un fenomeno pop".
I fratelli Carmelo e Michelangelo La Bionda, autori musicali e produttori di numerosissimi successi, tra cui "Vamos a la playa" e "L'estate sta finendo" dei Righeira. © Alpenway Media GmbH
Primitiva, immediata, dermica, sudata, impresentabile, cialtrona... bellissima.Il sociologo Ivo Stefano Germano sull'Italo Disco
Italo Disco: The sparkling sound of the 80s è in programma all', che si svolge a Sydney dal 14 al 23 ottobre, grazie al supporto dell'
Sabrina Salerno (al centro) con Alessandro Melazzini e Marisa Scherini-Erhard, regista e manager di produzione del documentario. © Alpenway Media GmbH