Il borscht ucraino, la baguette francese, le tecniche cinesi di produzione del tè, la cucina tradizionale giapponese e anche la cerca e la cavatura del tartufo in Italia sono già nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'Unesco.
Nel 2023, la cucina italiana è stata candidata per entrare a fare parte della lista Unesco.
“La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” è il titolo del dossier di candidatura presentato dal Ministero e sottolinea la ricchezza di un panorama gastronomico che non è fatto solo di prodotti di eccellenza e tradizioni ma rappresenta l’insieme delle pratiche sociali, dei riti e della gestualità basate sui tanti saperi locali e regionali.
“Si parla di cucina italiana ma in realtà si tratta di un macrocosmo", spiega Eleonora Marchi ai microfoni di SBS Italian.
"In Italia la cucina non è solo regionale ma cambia da provincia a provincia”.

La chef Eleonora De Marchi e il direttore dell'IIC di Sydney con Massimiliano Gogole negli studi di SBS. Credit: SBS Italian - Domenico Gentile
La chef è stata a Canberra e si trova al momento a Sydney per una serie di eventi organizzati in occasione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, in corso fino al 19 novembre.
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A proposito di prodotti di eccellenza e al loro legame con il territorio, l’IIC di Sydney presenta questa sera un . Pochi sanno che l’area del bresciano è la seconda maggior produttrice di caviale al mondo.
Secondo quanto presentato in occasione della candidatura Unesco, “la cucina italiana appartiene al mondo e non la fanno solo i connazionali in patria ma anche tutte quelle persone per cui la nostra cucina rappresenta le radici italiane”, come si legge nel sito del Ministero.
"I racconti delle radici" sono una serie di video che raccontano l'importanza che la cucina italiana ha avuto durante l'emigrazione nel tenere vivi i legami con il Paese e nel crearne di nuovi nelle terre di arrivo, un legame profondo come ci ha raccontato la dottoressa Tania Cammarano.
“Melbourne è stata fondata nel 1835; quattro anni dopo i maccheroni e i vermicelli erano già in commercio”, racconta la storica.
La studiosa del centro di Melbourne dal titolo “"Macaroni per tutti! Why Melbourne loves pasta", alla scoperta della lunga storia d’amore della città con la pasta.
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