Roma Caput Mundi, anche ai fornelli.
Secondo TasteAtlas, un piattaforma online la cui mission è quella di diffondere la cultura del gusto in tutto il mondo, è proprio la città capitolina a salire sul gradino più alto del podio nella categorie "specialità locali".
A completare il podio altre due città italiane: Napoli e Bologna; e con Torino, Firenze e Milano la rappresentanza italica nei top 50 è anche la più numerosa, con sei città.
Al di là della credibilità del sondaggio - il cui meccanismo, ad esempio, faceva rientrare la pannacotta tra i piatti tipici romani - abbiamo preso spunto per stuzzicare il campanilismo dei nostri ascoltatori, ma anche per parlare con professionisti del settore rappresentanti delle tre città in cima alla lista.
Secondo Massimo Calosi, chef del ristorante Pausa Pranzo a Preston e romanissimo, "la cucina romana è schietta, decisa e semplice, e forse questo è il suo X-Factor".
Il piatto più rappresentativo? Sicuramente la carbonara, ma attenzione al quinto quarto, vera quintessenza del genio popolare.Massimo Calosi
Francesco Rota, chef e demiurgo di Trattoria Emilia, perora invece la causa emiliana, aggiungendo un fattore geografico che fa di Bologna - e per estensione di tutta l'Emilia-Romagna - un bacino gastronomico di tutto rilievo.
"Abbiamo tutto: mare, montagna, pianura e acqua dolce - spiega Rota - e questo è un fattore di forza per la nostra cucina. Il piatto che mi fa sentire più a casa? Lotta serratissima tra tortellini in brodo e lasagne al ragù", racconta.
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Ed è il ragù, sebbene nelle sue infinite versioni, a far scendere la lacrimuccia anche ad un napoletano, Marco Salzano, chef di SuperNorma.
"Il ragù napoletano, quello cotto per ore e ore, per me vuol dire domenica mattina. Chiudo gli occhi e sono a casa, con la nonna che lo ha messo su dalle prime luci dell'alba".
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La discussione ha ovviamente stimolato i nostri ascoltatori, che hanno avuto la possibilità di raccontarci i piatti preferiti provenienti dalle loro città.
Ecco che mentre Anna rimpiange gli spaghetti con le maruzzielle (le lumache di mare), orgoglio napoletano "che non mangio da quarant'anni", per Govinda casa significa "culurgiones, o maccheroncini alla campidanese."