Tutto è partito da un’intuizione semplice e affettiva: condividere un terreno di gioco tra padre e figlia.
"All’inizio è stata una scelta molto naturale", racconta Fabio al microfono di SBS Italian, "nel senso che a mia figlia piaceva giocare a calcio e io, avendo giocato da piccolo, ho fatto uno più uno".
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La prima maglia da allenatore l’ha indossata così, senza proclami, come “parent coach”, figura di supporto al tecnico ufficiale. Ma ben presto, l’esperienza si è trasformata in una vera e propria vocazione.
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"Il primo anno è stato un po’… challenging, come si dice. Complesso", racconta ancora Fabio. "Riuscire a stabilire quella comunicazione con le bambine, trovare la sinergia giusta".
Ogni anno Fabio allena una squadra diversa. Le bambine cambiano, crescono, si spostano. "Ho iniziato con Lottie che aveva sei anni, e adesso alleno una squadra under 12. Le giocatrici hanno tra gli 11 e i 12 anni", continua.
Anche la figlia ha cambiato squadra: è passata da un club locale, i Balmain Tigers, all’API (Associazione Polisportiva Italiana), dove ora gioca in un contesto più strutturato.
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Nonostante gli impegni di lavoro, Fabio riesce a organizzarsi. Gli allenamenti sono due o tre volte a settimana, più la partita la domenica.
"La mia settimana è molto piena, ma cerco di orchestrare tutto al meglio. Tante volte dico che si dorme quando siamo vecchi, o quando siamo morti", scherza.
Allenare squadre femminili lo ha portato anche a osservare alcune differenze: "le bambine sono molto più infervorate quando si tratta di tirare fuori la fisicità e il carattere. A volte è più semplice motivarle rispetto ai bambini", osserva Fabio.
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Il rapporto con la figlia si è rafforzato. Anche la moglie ha deciso di partecipare, occupandosi della parte organizzativa e amministrativa delle squadre.
"Mi sento fortunato di poter dividere queste emozioni con mia figlia e con mia moglie", conclude Fabio.

Ancora un'immagine di Fabio Danzi, in campo insieme ad una delle squadre che allena Credit: Courtesy of Fabio Danzi