Lo zio di Bruno Cara era emigrato in Australia nel 1948 e - dopo essersi stabilito agli antipodi - aveva invitato i suoi famigliari a raggiungerlo. Fu così che il padre di Bruno - , nato in Calabria e trasferitosi a Roma, all'epoca elettricista in Vaticano - decise di partire.
Prima di imbarcarsi, però, il padre di Bruno fu convinto a sposarsi e la famiglia combinò un matrimonio con la figlia di amici. Appena convolato a nozze, l'uomo partì per l'Australia - era il 1951 - mentre la moglie lo raggiunse a Sydney due anni dopo.
Bruno Cara venne al mondo l'anno seguente, nel 1954.
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Bruno con il papà il giorno della laurea in legge
"Diventare un avvocato è stato un modo per difendere i diritti delle persone con meno possibilità, un modo per aiutare gli altri e per migliorare la mia vita. La carriera mi ha dato tanta soddisfazioni... quella era davvero la professione fatta apposta per me".
La professione di avvcato? Un modo per aiutare gli altri e per migliorare la mia vitaBruno Cara
Quando l'Apia Club fallì, Bruno Cara scese in campo. "Avevo giocato a calcio con loro, ed essendo l'Apia un simbolo dell'eccellenza della comunità italiana in Australia, mi sembrava che bisognasse fare qualcosa per cercare di salvarla".
"Franca Arena mi invitò ad organizzare un gruppo per raccogliere fondi, ma purtroppo l'operazione non riuscì e alla fine decidemmo di vendere il club ad un altro gruppo di italiani di Sydney", ricorda l'avvocato Cara.
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Bruno Cara con Franca Arena
"Nel 1982 ero a Barcellona quando gli Azzurri batterono la Polonia nella semifinale del Mundial e nel 2006 ero a Berlino per la finale della Coppa del Mondo tra Italia e Francia".
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"Sono nato in Australia, ma sono stato vittima del razzismo"
SBS Italian
01/02/202513:44
"Soprattutto seguo la squadra per la quale tifo, il Milan. Per i rossoneri, nel 1989 andai in Giappone per assistere alla finale della Coppa Intercontinentale", racconta Bruno.
"Tutt'ora mi alzo alle 3 o alle 4 di mattina per guardare le partite. Lo facevo anche quando dovevo andare a lavorare".
Anche quando lavoravo mi alzavo sempre alle 3 o alle 4 di mattina per vedere le partite del MilanBruno Cara
"Mi sento molto italiano, ma sono anche molto fiero di essere australiano. Nel 2006 ero in Germania quando l'Italia affrontò i Soceroos e mi trovai di fronte al problema di chi tifare".
"Alla fine, pur sapendo che gli Azzurri avrebbero potuto fare strada nel torneo - come poi è accaduto - vedendo la grinta e la determinazione degli australiani decisi che avrei tifato per i Socceroos", conclude Bruno.
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Bruno Cara (a destra) con Mariano Zaccariotto