Se fino a qualche tempo fa il posto fisso era visto come qualcosa a cui ambire e, soprattutto, da tenersi stretto, oggi la visione del lavoro sembra essere più dinamica e adattabile.
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A questo cambiamento hanno contribuito gli anni del Covid, ma anche una una maggiore mobilità sia fisica che mentale, soprattutto tra i giovani.
Secondo alcuni dati diffusi recentemente dall’Australian Bureau of Statistic, un numero sempre crescente di persone ha dichiarato di lavorare in un settore diverso da quello degli studi che aveva compiuto.
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Secondo Sara Coggiola, che vive a Melbourne e si occupa anche di relocation, quando c'è di mezzo un espatrio, "gli ostacoli maggiori sono legati al riconoscimento del proprio titolo di studi e all'avere un visto che permetta di lavorare".
Simone Caprodossi è un ingegnere chimico e, dopo aver lavorato per vent'anni in una multinazionale, ha deciso di deviare drasticamente il proprio percorso. Oggi gestisce, insieme al compagno, un centro sub a Byron Bay.
"Non ho mai rimpianto il fatto di lasciare il lavoro, era il mio piano. Ogni tanto ci chiediamo chi ce l'ha fatto fare di comprare un dive center, perchè è un business abbastanza difficile", spiega.
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Anche Massimilano Bux, che vive a Sydney, ha scelto di invertire la propria rotta lavorativa quando si è trasferito in Australia.
"A un certo punto della mia vita ho deciso di cambiare e quel cambiamento è arrivato quando avevo 53 anni. Se fossi rimasto in Italia avrei continuato a fare quello che facevo".