Anteprima australiana della copia restaurata di "Paisà", il capolavoro di Rossellini

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Una scena dell'episodio di Paisà ambientato a Firenze. Il film venne presentato a Venezia nel 1946. Credit: Public domain

Nel cartellone della rassegna Cinema Reborn 2025 a Sydney, ci sarà anche la proiezione di una copia restaurata del capolavoro che raccontò la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazifascista.


"Paisà" è un lungometraggio del 1946 girato da Roberto Rossellini nell'ambito della "Trilogia della Guerra Antifascista".

Candidato ai Premi Oscar del 1950 per la migliore sceneggiatura originale (a cui collaborò anche Federico Fellini), è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare, e fa anche parte della lista dei 12 film preferiti di tutti i tempi del regista italoamericano Martin Scorsese.

 "Ha segnato un periodo della storia del cinema e della storia dell'Italia", sottolinea l'ex docente e tuttora ricercatore di cinematografia della ANU Gino Moliterno, che presenterà la pellicola al Ritz Cinemas di Randwick, Sydney, in un .
È ancora una pietra miliare del cinema mondiale e anche, specialmente, del cinema italiano
Il film racconta la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazifascista in sei episodi ambientati in zone diverse dello stivale, partendo dalla Sicilia.

"C'è un cinegiornale che introduce ognuno degli episodi", racconta Moliterno, che osserva come le sei storie riescano a raccontare vari aspetti della guerra di liberazione, riunendo idealmente un'Italia che era stata spezzata dalla guerra.
È ancora un film molto, molto potente
Gino Moliterno
Una cifra stilistica del neorealismo era il coinvolgimento di attori e attrici non professionisti.

"Lui poteva lavorare con gli attori, però l'attore immediatamente incomincia subito a impersonare, no?", commenta Moliterno, spiegando il metodo che Rossellini usava per coinvolgere anche gente comune.

"[Rossellini] notava le caratteristiche, il modo di fare [delle persone], e poi le filmava, praticamente gli dava da fare un'azione, o magari spiegava la situazione, e loro poi agivano come agivano sempre".

"C'è sempre stata questa spiegazione del neorealismo come una reazione alla falsità dei film 'dei telefoni bianchi', del fascismo".
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