Australia, il peso emotivo della chiusura dei confini

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Le prime immagini di famiglie che si riuniscono grazie all'apertura delle frontire con la Nuova Zelanda. Source: AAP Image/Supplied by Wellington Airport

Il 19 aprile è stata la prima giornata di parziale apertura delle frontiere internazionali australiane: la travel bubble ha reso possibile viaggiare in Nuova Zelanda senza l'obbligo di quarantena. Ma i viaggi internazionali rimangono ancora un miraggio per molti australiani.


Grazie alla cosiddetta travel bubble, il corridoio aereo tra Australia e Nuova Zelanda, moltissime persone sono riuscite a riabbracciare parenti ed amici, dopo mesi in cui i confini erano chiusi e le regole di quarantena rendevano impraticabile i viaggi tra i due Paesi.

Questa opportunità al momento è limitata alla Nuova Zelanda, e costituisce un importante passo avanti dopo la prolungata chiusura dei confini imposta a causa della pandemia di COVID-19.

Tuttavia in Australia molti cittadini e residenti continuano a restare separati dalle proprie famiglie che risiedono all'estero. 

È il caso di Alessandro, residente a Melbourne insieme alla moglie e ai due piccoli figli, uno nato solo sei settimane fa.

"L'apertura con la Nuova Zelanda è una meravigliosa opportunità, ma a livello emotivo ci sentiamo abbattuti di non poter pianificare e di non sapere quando anche noi potremo riabbracciare le nostre famiglie", dice Alessandro ai microfoni di SBS Italian.

Nella giornata di lunedì 19 si è riunito il National Cabinet, il vertice che vede la partecipazione di leader federali e leader statali australiani, con l'obiettivo di esaminare la possibilità di far ripartire i viaggi internazionali per motivi di necessità entro la fine dell'anno.

Il Primo Ministro Scott Morrison ha però lanciato un appello alla pazienza, spiegando che non riaprirà a cuor leggero, per continuare a proteggere la popolazione che risiede in Australia dal virus e per salvaguardare l'economia.
"Bisogna differenziare i viaggi per turismo da quelli per motivi familiari", interviene Margherita durante il dibattito su SBS Italian, riferendosi al fatto che il governo federale di Canberra al momento non include i genitori nella definizione di "immediate family" e questo impedisce il loro arrivo in Australia, a meno che non si tratti di una situazione molto particolare.

Una circostanza che impedirà ad esempio ai suoi genitori di venirla a trovare in occasione della nascita imminente di suo figlio, il loro primo nipotino.

"È molto difficile conciliare le esigenze personali con quelle di una nazione", ammette però Alessandro. Anche lui per il momento non avrà modo di far conoscere l'ultimo nato alla famiglia in Italia.

Altri ascoltatori di SBS Italian, come Nadia, mandano dei messaggi più ottimisti: "vedo quest'apertura come un'occasione di andare alla scoperta di posti che in altri momenti avremmo magari trascurato per tornare in Italia, e che invece si stanno rivelando meravigliosi. Se questo è il prezzo da pagare per vivere un quotidiano covid free allora penso che tutto sommato si possa fare".

Tuttavia il peso emotivo della prolungata separazione dalle famiglie di origine rimane, e non sapere fino a quando i confini rimarranno chiusi non aiuta.

"Ci serve una nuova prospettiva perché vivere in questa situazione di stallo e d'incertezza è davvero difficile", conclude Margherita.

Abbiamo chiesto ai nostri ascoltatori e alle ascoltatrici di intervenire in diretta su Sbs Italian per condividere la loro opinione a riguardo. Ascolta il dibattito:
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Australia, il peso emotivo della chiusura dei confini

SBS Italian

20/04/202121:32
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