Dal Working Holiday Visa alla cittadinanza, un percorso "lineare" ma non privo di ostacoli

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Dario Nencioni alla cerimonia di acquisizione della cittadinanza a Manly, un quartiere di Sydney. Credit: Courtesy of Dario Nencioni

Lo chef toscano racconta i suoi nove anni in Australia e parla di come sia cambiato il lavoro nel mondo della ristorazione dal suo approdo Down Under ad oggi.


L’Australia Day 2025 ha segnato per Dario Nencioni il punto di arrivo di un percorso di immigrazione che, seppur lineare, non è stato privo di ostacoli e sfide sia personali che lavorative.

Il 26 gennaio di quest'anno Dario è diventato cittadino australiano con un giuramento pronunciato di fronte al ritratto di re Carlo III.

Lo chef di Sydney ha rivissuto ai microfoni di SBS Italian alcuni dei momenti che lo hanno portato dal suo arrivo con un Working Holiday Visa alla agognata cittadinanza, partendo dal momento in cui ha deciso di lasciare l'Italia.
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La tartare vegana, una ricetta di Dario Nencioni

SBS Italian

08/10/202407:03
“Non avevo nessun tipo di esperienza all'estero, quindi a 25 anni era arrivato per me il momento di uscire dalla mia comfort zone. Mi sono sempre ripetuto da ragazzo che Siena mi stava stretta e che l'Italia non mi dava quello che cercavo ... Volevo vedere cosa c'era fuori”, racconta.

Clicca in alto sul tasto "play" per ascoltare la storia di Dario

Dopo aver venduto la quota del ristorante di cui era co-proprietario in centro città, Dario è arrivato a Sydney nove anni fa.

“Ho avuto anche la fortuna - nonostante io non creda sia stato solo un fatto di fortuna, ma ci sta anche quella in percentuale - perché nemmeno dopo tre settimane che ero qui il mio datore di lavoro dell'epoca mi propose lo sponsor”.
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Lo chef Dario Nencioni a lavoro. Credit: Dario Nencioni
Dario ha costruito nei suoi anni australiani un curriculum di tutto rispetto come Executive Chef in diversi ristoranti rinomati di Sydney, come Bottega Coco, Luna Lu e Cardea, oltre ad una collaborazione con lo chef Alessandro Pavoni.

“Prima il percorso era molto straight, cioè facevi Working Holiday, poi passavi allo sponsor e alla residenza permanente - [cosa] che sembra facile detta così ma non lo è”.

Secondo Dario, lavorare "sotto sponsor" può rappresentare una limitazione dal punto di vista professionale: “Nel mio caso, le problematiche sono state, [ad esempio], il non riuscire ad andare avanti di posizione come avrei voluto, vedendo tanti colleghi che ti passano davanti pur essendo meno bravi di te”.

Poi è arrivato il Covid, che ha rallentato il percorso verso la residenza permanente.

“A due mesi da quando dovevo presentare la domanda di residenza permanente, lo Stato ha detto 'da domani si cambia' con una legge retroattiva. Chi doveva stare due anni [prima della legge, con l’introduzione della nuova legge] ce ne doveva stare tre, quindi chiaramente mi è slittato tutto di un anno”, racconta.
A volte devi mandare giù tanti bocconi amari. Il discorso dipende da te, cioè bisogna affrontare delle scelte nella vita per raggiungere i tuoi obiettivi. Non è tutto rose e fiori
Mentre Dario affrontava le sfide lavorative, la diagnosi di un raro tumore al cervello ha creato un'ulteriore scossa nella vita dello chef.
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Ascolta la storia della diagnosi di Dario

SBS Italian

24/12/202415:22
Secondo me bisogna sempre capire che l'Australia è un Paese di opportunità e lo è ancora tutt'oggi, ma te le devi guadagnare
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