Esiste una piccola isola greca che si trova sull’estrema punta meridionale della Calabria.
Il territorio conta una manciata di comuni che per lo più sorgono lontani dalla costa, sulle alture dell'Aspromonte, la cui inaccessibilità geografica ha permesso la conservazione di una cultura antichissima.
In queste zone si parla il greco di Calabria, grecanico o dialetto greco calabro, una lingua minoritaria parlata da pochissimi abitanti e inserita dall’UNESCO nell'Atlante Mondiale delle Lingue in Pericolo.
Area del dialetto Greco-Calabro. Credit: Saverio Autellitano, via Wikipedia
“Cerchiamo di fare di tutto per non far morire questa lingua. Di greco se ne è parlato tantissimo ma in questo momento c’è bisogno di parlare in greco. Una lingua che non gode di ottima salute, purtroppo.
Abbiamo avuto delle gravissime perdite tra i parlanti ultimamente, sentiamo proprio il peso del tempo che passa”, dice il giovane ai microfoni di SBS Italian.
Da una parte stanno scomparendo i custodi più anziani della lingua e dall’altra i giovani emigrano ma, con una manciata di giovani rimasti nel territorio, Brancati è in prima linea per non far scomparire la lingua greca di Calabria.
L’associazione organizza corsi di grecanico per bambini e la settimana greca in agosto.
“Tutto il mondo greco-calabro rientra in sede. Tanti ragazzi vivono fuori per studiare o per lavorare ma in quella settimana tornano e facciamo un’immersione di greco: la mattina facciamo classi di lingua e nel pomeriggio andiamo sul territorio, parliamo con la gente e facciamo escursioni”.
Chiesa ortodossa della Madonna dei Greci, Gallicianò (Condofuri). Credit: Wikipedia
Secondo alcuni studiosi, ci sarebbe stata una continuità linguistica dal periodo della Magna Grecia ad oggi, mentre altri sostengono che sia un dialetto derivato dal greco bizantino.
La lingua era parlata in tutta la Calabria Meridionale fino al XVI secolo, per essere nel tempo sostituita prima dal dialetto romanzo e poi dall'italiano.
Muovendosi per le strade di questi paesini calabri, si nota che i cartelli stradali sono in due lingue, grecanico e italiano: “Una sorta di promemoria quotidiano che ci riporta alle nostre origini”.
Brancati esprime il suo legame profondo con la cultura millenaria del suo territorio anche attraverso la musica.
“Studiare e immergersi nella musica del territorio penso sia un’esperienza un po’ differente di quella di un musicista tradizionale”, spiega.
“Fin da adolescente avevo il desiderio di suonare gli stumenti tradizionali: le zampogne, l’organetto, il tamburello... Per farlo frequentavo le case degli anziani del mio paese. La maggior parte di loro parlava greco, molte delle loro canzoni erano in greco. Inoltre mio nonno paterno, prendeva in giro noi nipoti in greco e ci aveva insegnato le prime parole”, ricorda Brancati.
L’inizio di un’avventura tra la musica e la lingua per la conservazione del dialetto greco-calabro.
“La grecità anche dal punto di vista spirituale è abbastanza viva e diciamo che prende e dà nel presente. Anche se sembra tutto spento, in realtà c’è un fuoco acceso sotto le ceneri... Basta riscoprirlo”.