"Migration Act": cosa prevede e dove nascono le controversie

Australian PM Anthony Albanese.

Il primo Ministro Australiano Anthony Albanese. Source: AAP

Le modifiche proposte dall'esecutivo con l'appoggio della Coalizione hanno attratto le perplessità di diversi gruppi di opinione e advocacy per i rifugiati in Australia.


Tra i disegni di legge discussi nell’intensa settimana politica di Canberra, le modifiche proposte al “Migration Act” hanno attratto le critiche di alcuni gruppi di advocacy per i rifugiati.

Il disegno di legge del governo Albanese, appoggiato dalla Coalizione, darebbe al ministro dell'Immigrazione il potere di imporre divieti di visto generalizzati ai cittadini di determinati Paesi, di pagare Paesi terzi per deportare i non cittadini e di vietare oggetti come i telefoni nei centri di detenzione.

“Stiamo assistendo all’abbandono delle comunità multiculturali da parte del governo”, commenta Kon Karapanagiotidis, CEO dell'Asylum Seeker Resource Centre.

“[Il governo] sta attaccando la nostra Costituzione, la validità della decisione dell’Alta Corte, e sta cercando di creare paura e di attingere al sentimento anti-immigrazione nella speranza di ottenere qualche voto alle prossime elezioni federali", afferma Karapanagiotidis.

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Il pacchetto include tre diverse modifiche al “Migration Act”, introdotte dal partito laburista nel corso dell'anno.

La prima è la controversa legge sulle deportazioni introdotta a marzo, che consentirà al ministro dell'immigrazione di emanare una direttiva sul percorso di espulsione, costringendo un non cittadino a compilare una domanda per un passaporto o per altri documenti di viaggio che rendano possibile la sua rimozione dal Paese. Se una persona non rispetta questa direttiva, rischia un minimo di 12 mesi di prigione.

Le leggi consentono inoltre al governo di designare un Paese come problematico e di imporre un divieto assoluto sulle domande di visto da quel Paese con limitate eccezioni.

Il potere di impedire l'ingresso da determinati Paesi potrà essere rivisto dopo tre anni e richiederà al ministro di fornire un elenco di motivi per cui un divieto verrebbe imposto a quel Paese.

La direttrice legale associata presso lo Human Rights Law Centre, Josephine Langbien, afferma che questa riforma potrebbe separare persone che già si trovano in Australia dalle loro stesse famiglie e che al momento non è chiaro quali nazioni potrebbero essere oggetto di questi divieti.
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Il secondo disegno di legge è stato introdotto dopo che l’Alta Corte ha stabilito che era illegale costringere gli ex detenuti per immigrazione a indossare braccialetti alla caviglia e a rispettare il coprifuoco.

Il disegno di legge, in un certo senso, aggira quella sentenza, per consentire al governo di reimporre le condizioni di monitoraggio laddove ritengono che un non cittadino rappresenti un rischio per la comunità.

Darà inoltre al governo la possibilità di allontanare i non cittadini e negoziare accordi con Paesi terzi, pagandoli per accettare i deportati. Secondo Langbien non ci sono garanzie sulla sicurezza delle persone inviate nei Paesi terzi.

“Le persone potrebbero essere mandate in Paesi che non sono firmatari della Convenzione sui rifugiati, o in Paesi che potrebbero decidere di trattenere le persone per il resto della loro vita. Non abbiamo assolutamente idea di cosa accadrebbe alle persone una volta esiliate in questi Paesi terzi”, afferma Langbien.

Diversi parlamentari hanno criticato questa riforma. Il senatore dei Verdi David Shoebridge afferma che si tratta di una legislazione estrema, la più severa dai tempi della White Australia Policy.

La parte finale del pacchetto è la legge sugli oggetti proibiti, che consentirà agli agenti di confiscare gli oggetti che ritengono pericolosi, come i telefoni cellulari, per le persone all'interno dei centri di detenzione per immigrati.
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21/11/202404:54
Si tratta di una ripresa di un disegno di legge della Coalizione del 2020 che era stato presentato a causa delle preoccupazioni che i detenuti stessero commettendo crimini all’interno delle strutture e contro cui il partito laburista aveva in precedenza votato.

La deputata indipendente Kylea Tink afferma che i detenuti immigrati non dovrebbero essere trattati come dei prigionieri.

I sostenitori dei diritti dei migranti hanno sottolineato che i telefoni sono l'unico mezzo per registrare le condizioni reali all’interno dei centri di detenzione e la misura potrebbe interrompere linee di comunicazione vitali.

Secondo il disegno di legge, ai detenuti dovranno essere forniti "mezzi di comunicazione alternativi" per ottenere consulenza legale o contattare la famiglia.

Behrouz Boochani è uno scrittore che venne detenuto nel centro di detenzione dell'isola di Manus per sette anni e che ora vive in Nuova Zelanda.

Sebbene i telefoni fossero vietati nella struttura, riuscì a ottenerne uno di nascosto, utilizzandolo per documentare le sue esperienze, parlare con giornalisti, con organizzazioni umanitarie e familiari.

Secondo lui il divieto allontanerà i richiedenti asilo dall'attenzione dell'opinione pubblica: “Il sistema di detenzione australiano è progettato per avere il pieno controllo. E in parte è anche mediatico. Il sistema è progettato per mettere i rifugiati lontano dagli occhi e dal cuore”.

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