Migrazione nei media italiani, prevale ancora il concetto di "emergenza"

Refugees from Libyan detention camps arrive in Rome

Un gruppo accoglie l'arrivo di alcuni rifugiati dalla Libia organizzato nell'ambito dei corridoi umanitari all'aeroporto di Fiumicino. Source: Anadolu / Anadolu/Anadolu via Getty Images

È stato pubblicato a dicembre il XII rapporto “Notizie di contrasto” dell’Associazione Carta di Roma, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, un'analisi dell’informazione sui temi migratori.


Il rapporto offre un’analisi dei media italiani aggiornata al 31 ottobre 2024.

"Quando si parla delle migrazioni delle persone migranti e rifugiate, le giornaliste e giornalisti in Italia sono tenuti a rispettare un codice deontologico", spiega Paola Barretta, portavoce dell’.

L’associazione è stata fondata nel 2011 per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, siglato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) nel 2008.

"È novità di qualche mese che i principi della Carta di Roma entrino nel nuovo testo unico che entrerà in vigore nel giugno di quest'anno, nuovo testo unico per i giornalisti e le giornaliste in Italia", prosegue Barretta.
Corridoi umanitari.jpeg
Credit: #Corridoi Umanitari (Mediterranean Hope)

"In applicazione rispetto all'accuratezza e alla correttezza dell'informazione, ci saranno dei principi legati alla tutela dell'identità delle persone migranti e rifugiati, all'evitare sensazionalismi quando si parla di persone migranti e rifugiati, e applicare quindi tutti quei criteri che sono i criteri di un buon giornalismo quando si affronta la materia".
In Italia e non solo in Italia, prevale nei media mainstream una narrazione di tipo emergenziale
Paola Barretta
"Se vogliamo fare un paragone, sono circa 5800 le occorrenze, cioè le volte in cui nei principali quotidiani italiani, online e cartacei, vengono ripetute le parole 'emergenza', 'invasione', 'allarme', e d'altra parte sono neanche cento le parole associate a 'solidarietà', 'comunità', 'persone'", sottolinea Barretta.

Intanto prosegue l'esperienza dei cosiddetti "corridoi umanitari", fondata proprio sui principi di solidarietà e comunità per favorire un'immigrazione meglio regolata e un inserimento più efficace nel Paese di accoglienza.

"Noi abbiamo iniziato nel 2016 con il primo arrivo di un corridoio umanitario dal Libano, e da allora abbiamo siglato ben cinque protocolli da diversi Paesi", spiega Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope.
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"I corridoi umanitari sono nello specifico pensati per le persone con maggiore vulnerabilità, quindi già questo è un criterio per individuare le persone".

Una volta individuate le persone che aspirano a immigrare, "inizia il percorso di preparazione alla partenza, con un po' di insegnamento della lingua, con un po' di guida verso la nuova vita che inizierà, e si fa poi matching - lo chiamiamo così - tra le persone che devono partire e le persone che verranno poi ad accogliere, le realtà accoglienti, perché ricordiamo che anche il sistema di accoglienza è diffuso in tutto il territorio italiano".

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