Continua a salire il numero delle vittime del terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito la regione il 28 marzo scorso. Al momento il bilancio ha quasi raggiunto i 3000 morti, sarebbero 4500 i feriti mentre sono ancora migliaia le persone disperse che si cercano sotto le macerie.
La situazione di emergenza post terremoto in Myanmar è aggravata dalla guerra civile in corso tra il regime militare, che da quattro anni comanda il Paese, ed i gruppi ribelli che si contendono il controllo del territorio.
Una guerra che sembrava non fermarsi neppure davanti alla situazione disperata post terremoto, almeno non fino a ieri.
A cinque giorni di distanza dal devastante terremoto che ha colpito il Paese, la giunta militare ha annunciato un cessate il fuoco temporaneo fino al 22 aprile "con l'obiettivo di accelerare gli sforzi di soccorso e ricostruzione e di mantenere la pace e la stabilità", si legge in una nota diffusa dal governo.
Una buona notizia ma che, come spiega Giammarco Sicuro, giornalista Rai del Tg3 e inviato in Myanmar, non toglie la complessità dell'accesso agli aiuti umanitari per la popolazione locale.
"Il grande problema per entrare in Myanmar è logistico", spiega il giornalista ai microfoni di SBS Italian, "anche se i convogli di aiuti umanitari dovessero avere l'accesso, c'è un problema di mobilità interna nel Paese".

Rescue workers search for survivors of a building collapse after an earthquake in Bangkok, Thailand, on March 28, 2025. Source: NurPhoto / Anusak Laowilas/NurPhoto via Getty Images
"È stato un 'superterremoto' ed è durato così a lungo perchè è stato dovuto a un fenomeno che noi chiamiamo supershear, che avviene quando l'energia accumulata e rilasciata dalla rottura della crosta terrestre è molto elevata".