Il distanziamento sociale e le norme anti assembramento hanno provocato uno tsunami che si è abbattuto su tutto il mondo sulla ristorazione. SBS Italian sta intervistando ristoratori, chef, pizzaioli, pasticcieri e importatori italiani d'Australia che sono riusciti a mantenere in vita le loro attività grazie ad iniziative estemporanee, in qualche caso curiose, sicuramente ingegnose.
Tra questi c'è anche chi ha deciso di investire sulla propria immagine, cucinando ricette e offrendo masterclass attraverso i social. "Tra dolci, focacce e panzerotti baresi ad un certo punto casa mia sembrava una rosticceria", racconta divertita Annamaria Pinto, pastry chef pugliese trapiantata a Brisbane, che ha deciso di sperimentare nuovi modi per restare in contatto con amici, colleghi e clienti, mettendo le proprie competenze a disposizione degli altri e organizzando per loro cooking class via Instagram."Le persone sono molto incuriosite di fronte ad una professionista che si cimenta con i mezzi a disposizione nella propria cucina", spiega Annamaria Pinto ai microfoni di SBS Italian.
Giulia Berardi con Tanya Plibersek, vice leader dell'opposizione laburista Source: courtesy of Giulia Berardi
Un'esperienza che, unita a quella di milioni di persone in tutto il mondo che (soprattutto all'inizio del lockdown) hanno cominciato a sfornare dolci a tutto spiano, può contribuire ad accrescere la consapevolezza delle difficoltà del mestiere."Anche io inizialmente ho faticato a trovare farina e lievito sugli scaffali", racconta Giulia Berardi, 23enne pasticciera romana che a Melbourne lavora per un'azienda dolciaria e che negli ultimi due mesi si è vista ridurre le ore lavorative, "e il fatto che molta gente si sia cimentata con la preparazione di dolci in casa significa che molte persone comprenderanno perché le torte e biscotti costano tanto"."Effettivamente questa consapevolezza aumenterà anche il rispetto nei nostri confronti, dato che la pasticceria è un processo chimico nel quale tutto, dalla temperatura al peso degli ingredienti, deve essere calibrato", aggiunge Giulia Berardi.
Alcuni dolci gluten free di Annamaria Pinto Source: Instagram @supersalli_food
Alcuni dolci di Giulia Berardi Source: Supplied
"Ma temo che il dolce venga visto come un piccolo lusso da destinare ad una situazione particolare. Per cui ho paura che dopo la fine dell'emergenza ci sarà un calo di richieste nel nostro settore"."È vero che in questo periodo tante persone hanno capito le ragioni del prezzo dei dessert, ma altrettante rischiano di vederli sempre di più come dei beni accessori", conferma Annamaria Pinto, il cui datore di lavoro ha deciso di rinunciare per ora ai suoi servigi.
Giulia Berardi e Annamaria Pinto Source: Supplied
"Innanzitutto preparare i dolci è davvero costoso. A questo si aggiunge il fatto che dalle ricerche di mercato è emerso che i clienti non ordinano torte e biscotti per la consegna a domicilio, perché li considerano superflui. Questi aspetti, uniti alle difficoltà economiche di molti australiani, nel mio locale si è tradotto in uno stop alla preparazione dei dolci".
Eppure, secondo Annamaria Pinto, alla lunga il suo settore dovrebbe rimettersi in piedi: "Il dolce è un supplemento, e un supplemento è sicuramente un extra", conclude la giovane pugliese. Ma, al di là della situazione particolare del ristorante per il quale lavoro, non sono preoccupata per la pasticceria in generale, né tantomeno per il mio settore specifico. Anzi, sono convinta che ci sarà sempre più richiesta di dolci senza glutine".Hai perso le puntate precedenti del nostro viaggio per scoprire l'impatto del COVID-19 sui lavoratori della ristorazione? Eccole qui.
Alcune creazioni di Annamaria Pinto Source: courtesy of Instagram @supersalli_food
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