Arriva anche in Australia, grazie all', il primo film di finzione girato da Milad Tangshir, regista di origine iraniana già conosciuto per i suoi documentari.
Tangshir ha ambientato il film a Torino, città in cui vive da tredici anni e alla quale lo ha portato proprio la passione per il cinema.
"Io in Iran facevo il musicista, avevamo un gruppo con cui abbiamo fatto anche tre dischi negli anni duemila", racconta Tangshir al microfono di SBS Italian, "sono venuto in Italia a inseguire, diciamo, l'altro sogno con cui ero cresciuto, il sogno del cinema, perché avevo la fortuna di avere un padre che era un grande amante del cinema italiano".
Fin da piccolo, si parlava sempre in casa di Marcello, di Sophia Loren, di Visconti, Francesco Rosi. Quindi, ecco, sono cresciuto con il cinema italiano"Milad Tangshir
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"Io vengo dal documentario e questo film, diciamo, è un accumulo di tante cose che ho visto in prima persona in questi anni a Torino", prosegue, "nel 2018 mi sono interessato a questo fenomeno dei rider, questi ragazzi che portano il cibo con la bicicletta [per fare consegne a domicilio]".
"Sono andato in giro con un ragazzo giovane, senegalese, che faceva questo lavoro, e abbiamo fatto tutte le consegne, attese infinite nei ristoranti, nelle strade... subito mi sono reso conto dell'importanza della bicicletta, che è un oggetto semplice che per alcuni di loro voleva dire sopravvivenza".
Il film, presentato a Venezia nel 2024, è stato da molti paragonato a "Ladri di biciclette".
"Ho pensato alla bicicletta del capolavoro senza tempo di Vittorio De Sica", ammette Milad, "però sinceramente non volevo mai fare un remake, non potevo permettermi di avvicinarmi a un capolavoro solo per fare un'operazione di cinefilia".
"Io volevo usare quel pezzo di cultura italiana per riflettere su dove mi trovo adesso e come mi sento per il fatto che ancora settantasette anni dopo quel film una bicicletta può cambiare la vita a qualcuno".
Il protagonista di Anywhere Anytime è interpretato da Ibrahima Sambou, un giovane senegalese che lavora come aiuto cuoco, qui alla sua prima esperienza di recitazione: "Mi ha colpito diciamo la sua forza, il suo sguardo e la sua intelligenza emotiva, il suo carattere", racconta il regista.
Attingendo alla sua esperienza personale di immigrato e alle storie che ha raccolto nel tempo, Milad ha raccontato una vicenda che, sebbene ambientata a Torino, potrebbe in fondo avvenire anche altrove, appunto anywhere e anytime.
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Il regista Milad Tangshir sul set. Credit: Stefano Meloni
"Da un lato il titolo si riferisce a questo slogan della compagnia di delivery, che promette che questi ragazzi ti porteranno dove e quando vuoi quello che desideri. Poi dall'altro lato il titolo voleva suggerire che la storia di sopravvivenza di un disgraziato è una storia di anywhere anytime".
"È la lezione politica del neorealismo, questa attenzione alle storie, alle persone normali attorno a noi, il dramma di tutti i giorni. Ecco, questo è l’approccio di Anywhere Anytime, e quindi vuole anche suggerire quanto è senza tempo questo modo di raccontare storie di esseri umani attorno a noi".
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Antonio Albanese ci racconta il suo "Cento Domeniche"
SBS Italian
12/02/202512:28