Come la crisi ha affinato la cucina degli australiani

Secondo gli importatori di prodotti italiani down under, nei prossimi mesi la qualità la farà da padrone perché "il pubblico australiano sta affinando i gusti"

Secondo gli importatori di prodotti italiani down under, nei prossimi mesi la qualità la farà da padrone perché "il pubblico australiano sta affinando i gusti" Source: facebook.com/InalcaFoodBeverageAu

A colloquio con due importatori di prodotti alimentari italiani in Australia, Gianmarco Balestrini e Wladimir Liverani.


Le cronache di marzo 2020 in Australia, quando il Paese ha cominciato a fare i conti con la pandemia, raccontano della corsa alla carta igienica, alla pasta e ai superalcolici. Dopodiché, impossibilitati ad uscire di casa e a mangiare nei ristoranti, negli ultimi tre mesi gli australiani hanno gradualmente modificato le loro abitudini culinarie. I dati rivelano un aumento delle vendite di prodotti di fascia alta, come se la crisi da COVID-19 avesse lasciato in eredità una propensione all'acquisto di cibi di qualità. La fotografia emerge nel corso di una conversazione con Gianmarco Balestrini, proprietario di Lario International, e Wladimir Liverani, direttore di Inalca Food&Beverage.
Gianmarco Balestrini, 51enne di Como, e Wladimir Liverani, 43enne di Bologna
Gianmarco Balestrini, 51enne di Como, e Wladimir Liverani, 43enne di Bologna Source: Supplied
"Ad inizio marzo temevamo quel che sarebbe potuto accadere e abbiamo vissuto quel periodo con molta cautela", racconta Wladimir Liverani, 43enne bolognese, manager di una società che fa capo al gruppo Cremonini e che importa e distribuisce prodotti (per l’80% italiani) in varie nazioni del mondo. "Siamo stati colpiti drasticamente dalla chiusura dei ristoranti, attorno alla cui attività ruota oltre il 50% del nostro fatturato mensile. Per fortuna facciamo parte di un gruppo solido, che ci ha consentito di parare i colpi e di poter programmare la fase 2 con relativa tranquillità".
Altri aspetti fondamentali per navigare nelle acque agitate della crisi sono stati la diversificazione della proposta sia attraverso i canali (ovvero i distributori e il retail, che hanno parzialmente compensato le perdite causate dalla chiusura dei ristoranti), sia tramite la varietà dell’offerta. "Ma, in termini economici, il danno tra marzo e aprile è stato significativo" rivela Wladimir.
Nella seconda fase del lockdown, i prodotti italiani di fascia alta (ad esempio a base di tartufo) sono andati per la maggiore in Australia
Nella seconda fase del lockdown, i prodotti italiani di fascia alta (ad esempio a base di tartufo) sono andati per la maggiore in Australia Source: www.facebook.com/LarioFoodandWineCo
Gianmarco Balestrini, 51enne comasco, viceversa possiede e gestisce un business di dimensioni più contenute, un’azienda nata 20 anni fa per importare prodotti alimentari italiani di qualità in Australia. Da una parte, quindi, la sua Lario International non ha potuto diversificare l’offerta e non ha potuto contare su una casa-madre in grado di coprirle le spalle e di provvedere alle necessità immediate, ma proprio la flessibilità della ditta ha permesso a Gianmarco di affrontare la crisi: "Siamo una realtà più piccola, siamo una famiglia, nella quale una delle priorità è stata quella di mettere in atto delle iniziative per proteggere i dipendenti. Il governo ci ha dato una grossa mano con il JobKeeper, che ha consentito all’azienda di limitare i costi vivi e per il resto abbiamo cercato di prevenire piuttosto che curare. Per esempio incrementando la distribuzione e soprattutto le vendite online".
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L'impatto della crisi si è tradotto in una serie di comportamenti compulsivi da parte del pubblico australiano. "C’è stata una prima fase nella quale abbiamo registrato una corsa alle materie prime trasversali come le farine per le pizze, la pasta e i dolci" ricorda Wladimir Liverani. "All'inizio c'era grande voglia di riempire le dispense con beni semipoveri come pasta, olio, pomodoro. E da alcuni stati australiani ci sono giunte richieste di importare persino la carta igienica. A quella prima fase è poi subentrato un secondo momento, nel quale i consumatori hanno cominciato ad acquistare formaggi, funghi e oli tartufati che potessero permettere alla gente di colorare di più i piatti che cominciavano a preparare in casa".
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Questo cambio delle abitudini ha colto impreparato chi è costretto a pianificare le importazioni dall'Italia con mesi di anticipo. "Ci siamo ritrovati spiazzati perché abbiamo tempi di gestione di approvvigionamento molto lunghi. All’epoca gestivamo gli ordini di luglio, e ovviamente tutte le analisi fatte in precedenza si sono rivelate sballate", spiega Gianmarco Balestrini. "Dal nulla ci sono arrivate richieste di lievito di birra e di lievito fresco, improvvisamente diventato un prodotto di uso comune. Poi, passata la fase di panico iniziale, tutto si è normalizzato. Durante la quarantena abbiamo vissuto un calo delle vendite, ma se non altro in questo momento abbiamo i magazzini pieni. Adesso il problema sarà capire cosa vorrà il cliente nei prossimi mesi. I ristoratori con i quali ci confrontiamo quotidianamente ci raccontano di una grande e diffusa voglia di tornare a socializzare e a mangiare fuori, e sulla base di questo stiamo cercando di anticipare le richieste che ci saranno nella primavera australiana, quindi a settembre-ottobre. Di buono c'è che l’inverno sarà meno complicato rispetto al passato".
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A questo punto, dunque, per gli importatori italiani si pone il problema di capire in quale direzione andrà il mercato e cosa di tutto quanto vissuto negli ultimi 3 mesi resterà nelle abitudini australiane. "Noi avevamo un servizio aereo che permetteva ai nostri clienti di ricevere ogni settimana latticini freschissimi dall'Italia. Molti nostri partner ci chiedono di riattivarlo perché la qualità la farà da padrone nei prossimi tre/sei mesi" rivela Wladimir Liverani.

"Molti ristoratori hanno adottato la tecnica del menù fisso, si sono ridotti a proporre sei o sette portate e grazie a questo stratagemma riescono a puntare maggiormente alla qualità. Per questo abbiamo inserito linee di prodotti di nicchia, ad esempio la burrata affumicata o quella al tartufo, la pasta la barolo o alcuni formaggi vegani di produzione italiana e abbiamo riscontrato che c’è una maggiore propensione all’acquisto di beni particolari e genuini. In pratica a fare la differenza non è più tanto il prezzo, ma la qualità. Persino la grande distribuzione sembrata orientata in Australia ad ampliare l’offerta con prodotti come bottarga e tartufo fresco, così come con vini di fascia alta".
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Messa in questi termini, sembra che l'emergenza abbia aperto un mondo per i consumatori down under, anche se è un po’ presto per affermare che gli australiani smetteranno di riscaldare le meat pies nel forno a microonde grazie al lockdown.

"Spero che non si offendano – conclude Wladimir – ma l'impressione è che invece di comprarsela surgelata, la meat pie eventualmente se la prepareranno sempre più spesso in casa. Idem per la pizza... invece di acquistarla precotta al supermercato e di condirla con l’ananas, c’è e ci sarà sempre più la tendenza al impastarla in casa con le farine italiane per poi aggiungere pomodoro fresco, mozzarella e olio extravergine di oliva. Il pubblico down under sta mediamente educando i propri gusti: l’italiano, che già mangiava bene, sta alzando il livello. Mentre gli australiani, abituati a mangiare cibi processati stanno esplorando questo nuovo mondo".
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Il distanziamento sociale e le norme anti assembramento hanno provocato uno tsunami che si è abbattuto su tutto il mondo sulla ristorazione. SBS Italian sta intervistando ristoratori, chef, pizzaioli, pasticcieri e importatori italiani d'Australia che sono riusciti a mantenere in vita le loro attività grazie ad iniziative estemporanee, in qualche caso curiose, sicuramente ingegnose. Hai perso le puntate precedenti del nostro viaggio per scoprire l'impatto del COVID-19 sui lavoratori della ristorazione? Eccole qui.
Le persone in Australia devono stare ad almeno 1,5 metri di distanza dagli altri.  per verificare i limiti imposti sugli assembramenti.

I test per il coronavirus ora sono ampiamente disponibili in tutta Australia. Se avete sintomi da raffreddore o influenza, richiedete di sottoporvi ad un test chiamando telefonicamente il vostro medico, oppure contattate la hotline nazionale per le informazioni sul Coronavirus al numero 1800 020 080. 

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