Rodrigo Duterte, ex sindaco sceriffo di Davao City ed ex presidente delle Filippine, è da alcuni giorni detenuto in un carcere olandese, mentre si svolge il suo processo alla Corte Penale Internazionale dell’Aia.
Le accuse contro Duterte sono di crimini contro l’umanità e si riferiscono a quando, prima da sindaco e poi da presidente, istruì le forze dell’ordine ad uccidere migliaia di persone sospettate di essere in qualche modo coinvolte nel traffico di droga.

I sostenitori dell'ex presidente filippino Rodrigo Duterte, noto anche con le iniziali PRRD, mostrano cartelli durante una manifestazione al parco pubblico Liwasang Bonifacio a Manila, Filippine, 15 marzo 2025. Source: EPA / ROLEX DELA PENA/EPA/AAP Photos
"Rodrigo Duterte è stato un politico che ha segnato l'intera sua ascesa al potere presentandosi come l'uomo forte", racconta ai microfoni di SBS Italian il corrispondente dall'Asia di Radio Radicale Francesco Radicioni.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

La guerra dei dazi di Trump si inasprisce
SBS Italian
13/03/202512:42
Per molti filippini Duterte è stato, ed è ancora, "il rappresentante più vicino al popolo" che ha saputo affrontare l'emergenza droga quando era al potere, appoggiandosi non solo alle forze dell'ordine ma anche a "squadroni della morte, cioè dei contractor che agivano con totale impunità per le strade del Paese, sparando in faccia a questi presunti trafficanti di droga, ma provocando anche vittime innocenti".
Radicioni racconta come l'attuale presidente filippino Bongbong Marcos avesse "assicurato che le Filippine non avrebbero cooperato con la Corte Penale Internazionale" e avesse scelto come sua vicepresidente la figlia di Rodrigo Duterte, Sara, ma negli ultimi mesi il clima politico a Manila è cambiato completamente, tanto che in un recente video Sara Duterte rivela di aver organizzato l'omicidio di Marcos se, a sua volte, lei cadesse vittima di un attentato.
È difficile immaginare che, se l'alleanza tra Marcos e Duterte fosse rimasta in piedi, oggi commenteremmo la presenza di Rodrigo Duterte davanti ai giudici della Corte Penale dell'Aia.Francesco Radicioni, corrispondente dall'Asia di Radio Radicale