Il centro, aperto nel 2006, è nato grazie al patrocinio dall'alto Commissariato delle Nazioni Unite con un protocollo di intesa fra la ASL Roma uno e il centro a Salli, che è il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia ed è un hub per la certificazione medico legale e la riabilitazione delle vittime di tortura di trattamenti crudeli, inumani e degradanti, comprese le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati.
“Ci riferiamo a quelle persone che sono costrette a lasciare la propria terra, il proprio paese, i propri cari per ragioni di guerre, persecuzioni di qualsiasi tipo e per violenze intenzionali, incluse le torture”, spiega Giancarlo Santone, medico psichiatria e direttore del .
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Noi offriamo diversi servizi che vanno da un'accoglienza con mediatori linguistico culturali che parlano oltre 27 lingue in presenza e che sono il cuore del servizio
“Molte delle persone che vengono al nostro centro soffrono di disturbi da stress post traumatico a causa delle violenze subite nel paese di origine e durante il percorso migratorio, sia verso la rotta balcanica, ma soprattutto lungo il deserto del Sahara e attraverso il Mediterraneo. Sono disturbi molto invalidanti che, se non trattati adeguatamente possono cronicizzarsi e ritardare, persino impedire quel percorso di autonomia e di indipendenza che auguriamo sempre a tutte le persone che vengono da noi”.
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