L'orizzonte infinito del deserto australiano e il sorriso dei suoi bambini

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Marianna Casari con due bambine della Tjuntjuntjara Community. Credit: Marianna Casari

Marianna Casari ha lavorato per alcuni mesi con i bambini della Tjuntjuntjara Community, una delle più remote del Paese, a circa 690 chilometri a nord-est di Kalgoorlie in Western Australia.


Prima del 2023, l'anno del suo arrivo in Australia, Marianna Casari non sapeva molto delle culture delle Prime Nazioni.

In Italia, dopo una laurea in Psicologia, aveva iniziato a lavorare per una multinazionale di consulenza finanziaria a Milano ma dopo i primi due anni aveva capito che quell’ambiente non faceva per lei.

Fatte le valigie, Marianna ha deciso di raggiungere il fratello all’altro capo del mondo.

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“Mio fratello mi raccontava di quanto effettivamente ci fossero delle opportunità su tanti fronti, per inseguire e coltivare i propri sogni e le proprie passioni”, racconta ai microfoni di SBS Italian.

Dopo un breve periodo nella ristorazione, Marianna ha accettato un’offerta di lavoro come guida turistica a Yulara, nel parco nazionale di Uluru, inseguendo il suo desiderio di conoscere la cultura aborigena.
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Dopo aver lavorato come guida turistica a Yulara, Marianna ha trascorso alcuni mesi nel Great Victoria Desert dove ha lavorato con i bambini della Tjuntjuntjara Community. Credit: Marianna Casari
“Pensavo che mi avrebbe dato la possibilità di avvicinarmi anche accademicamente ai popoli aborigeni locali. Ho dovuto svolgere dei corsi i primi due, tre mesi per imparare il contesto culturale, il contesto storico, l'influenza che ha avuto e che ha tutt'oggi nella loro integrazione con con la nostra società. Io mi sono appassionata moltissimo è stata un'esperienza profondamente trasformativa”, dice Marianna.
A Uluru ci sono distese infinite dove proprio non vedi l'orizzonte e la fantasia comincia a navigare. Ti senti molto piccolo, all'interno di questo universo col quale entri in connessione
A Yulara, Marianna ha iniziato a studiare le lingue Pitjantjatjara: “Sono sempre stata molto curiosa e affascinata da quello che è diverso, motivo per cui ho studiato psicologia, l'unicità individuale ma anche culturale... Sono sono tutti elementi che mi hanno sempre tanto affascinata”.

“Per me imparare la lingua di una cultura è il modo migliore per avvicinarsi e per dimostrare un impegno e una volontà di scoprirli e di essere curiosi nei loro confronti”.
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Bambini nel sole del deserto australiano. Credit: Marianna Casari.
Dopo l’esperienza a Yulara, Marianna ha trascorso alcuni mesi nel Great Victoria Desert dove ha lavorato con i bambini della Tjuntjuntjara Community, una delle più remote del Paese a circa 690 chilometri a nord-est di Kalgoorlie, in Western Australia.

“Si tratta di una comunità che è rimasta del tutto isolata fino agli anni ‘40-‘50. Hanno vissuto in un equilibrio prettamente tradizionale, anche nomade, in armonia con la terra per migliaia di anni”.

Secondo Marianna, il contatto con la cultura dei colonizzatori ha stravolto in modo irrevocabile e molto evidente ancora oggi la piccola comunità: “Ha avuto un impatto devastante, perché ha introdotto problemi come alcolismo, dipendenza... Si sono ritrovati in un contesto totalmente nuovo e hanno cominciato a staccarsi dalla loro identità culturale. Un trauma che si perpetua di generazione in generazione”.

Nel deserto, Marianna ha lavorato con bambini e ragazzi aborigeni.
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Marianna con i bambini della Tjuntjuntjara Community. Credit: Marianna Casari.
“L'ultima attività che ho organizzato è stata portare un gruppo di bambini a Perth. Un’opportunità per uscire dai 45/50 gradi del deserto australiano, per entrare in contatto con una grande città e per visitare una mostra di quadri dei loro 'Elders' che erano esposti al museo. Un’occasione per mostrare come venga rispettata la loro cultura in un contesto diverso e per collegare i due mondi”.

"È diverso per loro vedere i loro familiari disegnare sulla sabbia e poi vedere lo stesso quadro, appeso in un museo con una valutazione di 800/400 mila dollari."

L’esperienza a contatto con i bambini della comunità è stato profondo per Marianna: “I bambini quello che insegnano è a vivere. Io non so qui a cambiare il mondo, ma nel mio piccolo cerco di fare qualcosa che poi mi rende piena come il sorriso di un bambino”.
Io spero che [questi bambini] saranno in grado di portare avanti con orgoglio la loro cultura, il loro ceppo linguistico, portare avanti con orgoglio la loro storia e la loro resilienza
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Di corsa nel deserto. Credit: Marianna Casari

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