Tutto inizia con i suoi nonni, Beatrice Learda Spagni e Mario Salvini, nati e cresciuti a Parma in Emilia-Romagna.
Si erano conosciuti a un ballo, raccontava sua nonna, e avevano formato una famiglia.
Poi era arrivata la guerra.
“Mio nonno è diventato soldato e l'avevano mandato in Africa. È stato catturato dai ratti di Tobruk e portato in Australia,” spiega Isabella al microfono di SBS Italian.

Il nonno di Isabella, insieme ad alcuni commilitoni Credit: Courtesy of Isabella Soto
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Finchè un giorno, inaspettatamente, una notizia sconvolge la sua vita.
“Mia nonna aveva ricevuto una sua lettera dall'Australia, che diceva che era vivo. Mario ritornò, trovò un figlio che a malapena aveva conosciuto e cercò di ricostruire la vita nel suo Paese d'origine."

Isabella Soto a Roma, davanti all'Altare della Patria Credit: Courtesy of Isabella Soto
Il lavoro scarseggiava, le cicatrici del conflitto erano profonde e il futuro incerto.
E così la famiglia decide di tornare proprio nel Paese che aveva visto Mario prigioniero: l'Australia.
“Mia nonna mi aveva raccontato che lui diceva sempre che gli australiani lo avevano trattato così bene,” racconta Isabella.
E così, con il sostegno di amici a Sydney, la famiglia Salvini lasciò l’Italia per una nuova vita all'estero.
Ed è proprio in Australia che Beatrice e Mario decidono di adottare una bambina australiana, una bambina che sarebbe diventata la madre di Isabella.
“Mia nonna aveva sempre voluto avere una figlia,” spiega.
“Però aveva avuto problemi di salute che le impedivano di avere altri figli. Così stavano cercando una possibilità per adottare".

I coniugi Beatrice Learda Spagni e Mario Salvini, nonni di Isabella Soto Credit: Courtesy of Isabella Soto
Ed è così che, attraverso un lungo percorso burocratico Beatrice e Mario accolgono Stella, la loro figlia e mamma di Isabella.
"Mia mamma, che era stata completamente abbandonata, trovò l'amore dei miei nonni e il dono della loro cultura".
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14/08/202020:53
"Il mio lavoro [di insegnante] è anche un tributo a quello che hanno fatto i miei nonni italiani. Quello che faccio oggi, insegnando italiano e trasmettendo la cultura che mi è stata donata, è il mio modo di dire grazie a loro, per il sacrificio che hanno fatto e per l'amore che ci hanno trasmesso".